Enormi difficoltà e grandi
passioni…
Ho sempre ricercato notizie su quanto era stato fatto dai “radianti” nella
mia città, consapevole che non fosse molto, a causa come vedremo,
dei divieti imposti.
Degli interpellati solo Giuseppe Gavazzi mi scrisse
quanto con piacere vi presento in versione originale. Si limita al periodo
prebellico e si riferisce a cose che hanno prova, come per esempio il
verbale in mio possesso, del materiale sequestrato dalla questura ad Ulisse
Venturi. Giuseppe era sempre indaffarato e quando mi presentò quest’articolino
mi meravigliò per la sua puntualità e per quanto si illuminasse
a parlare di queste cose, come se il tempo non fosse trascorso tornando
a vivere quei momenti al presente.
E’ precisamente quello che provo ora e che auguro
di provare a tutti i radioamatori leggendo queste righe. E come si diceva
un tempo in radio per dire l’età…. ho quasi settanta spire..per
cui è bene che renda noto ciò che so di queste cose, prima
che venga perduto, sperando che sia interessante per qualcuno che la pensa
come me.
Per Gianfranco Giannini.
CHIAMATA GENERALE
Chiamata generale, chiamata a tutti gli OM in ascolto, qui R.A.L.
lancia chiamata generale e passa in ascolto TA-TI-TA e TI-TI-TA-TI- TA-TA-TI-TA.
Con questa sigla da iniziati alla magia od alle scienze occulte alla fine
degli anni 30 i primi radioamatori in fonia, qualche decina in tutta Italia,
iniziavano la serie dei loro collegamenti. Pistoia contava allora tre
radioamatori:
godeva maggiore prestigio per qualità di trasmissione ed esperienza,
Ulisse Venturi, che aveva un trasmettitore con due 807 in finale; pilota
controllato a quarzo, alimentazione con gruppo convertitore. Il trasmettitore
era istallato nei locali della fabbrica di Tubi metallici flessibili tutt’ora
posta in Via N Sauro.
Seguiva Otello Tosi sigla R.U.F. (radio università Firenze) studente
della facoltà di matematica e fisica , elettrotecnico, contitolare
della fabbrica di motori TOSI. Il trasmettitore era equipaggiato con un
finale di 6L6 in parallelo.
I Tosi furono tra i primi in Italia e certamente i primi a Pistoia a costruire
apparecchi radioriceventi dal 1925 al 1930, quando costruire significava,
non solo montare, ma fabbricarsi una parte dei vari elementi.
Le lampade, vale a dire le valvole termoioniche, erano alimentate da un
accumulatore con un reostato a filo in serie; l'anodica era fornita da
pile in serie del tipo piatto. I primi apparecchi erano a stadi accordati
con un condensatore ad aria per ciascuno, L'altoparlante a membrana di
ferro era con tromba come i grammofoni di quel tempo l'audizione dei programmi,
trasmessi allora da Londra o da Parigi avevano qualcosa del mistico e
del soprannaturale, come si assistesse ad una seduta medianica: nel raccolto
silenzio dei presenti di casa e degli invitati all’audizione si giravano
le manopole e sotto i fischi ed i battimenti si sentivano affiorare, tra
la generale commozione, la voce od il canto,.
In casa Tosi intorno al 1932 si riuscì a ricevere la prima immagine
televisiva da Lontra, mediante un radioricevitore normale avente una lampada
al sodio al posto dell'altoparlante. L’immagine era osservabile attraverso
una lente dietro la quale girava un disco con fori, le prime a immagini
televisive, che come si capisce avevano bassissima definizione, davano
quando si riusciva ad avere il sincronismo, una sequenza d’ombre. Il sincronismo
si otteneva o meglio si sarebbe dovuto ottenere, su segnale rivelato nel
"Blanking che attivava un’ancoretta in corrispondenza di una tacca
del disco; ma il segnale era tanto debole che il dispositivo raramente
funzionava. Si ricorreva allora al dito dell’operatore premuto più
o meno sul perno del motore per frenare o meno la velocità e per
tentare di ottenere qualche istante di immagine, se tale poteva chiamarsi
una silouette.
Tornando ai nostri radioamatori, tutti quanti operanti con trasmettitori
da loro stessi costruiti usando componenti per radioricevitori, bobine
di filo di rame avvolte in aria, quarzi portati alla frequenza voluta
usando carta smeriglio e microfoni auto-costruiti, ambivano tutti una
meta:ottenere l’unanime suffragio dell’etereo auditorio di tutti gli OM
ad ogni chiamata generale con un QRK: R9, ottima modulazione, arrivi come
una cannonata, copri tutto il QRM.
Di tutti i personaggi si conosceva il nominativo, ma non il nome o la
località di residenza salvo che non si trattasse degli OM della
propria città. Lo scrivente allora trasmetteva con la sigla R.A.L.
con una “42 pilota e 6L6 finale sui 40 metri. Una volta riuscì
ad ottenere l’indirizzo completo di L.A. che era: Pisa via della Faggiola,
con lo stratagemma di inserire una lettera del QRA per ogni QSO effettuato.
Mi recai in quel QRA e così potei finalmente conoscere l’OM con
il quale avevo scambiato tanti QSO senza averlo mai visto, e aver potuto
fare scambio di QSL. Ottenni da lui il QRA d’alcuni OM romani. Così
parlando con L.B. di Roma, fissai per andarlo a trovare e mi feci riconoscere
mediante un fazzoletto di particolare disegno nel taschino della giacca.
Dato che L.B. aveva l’intero elenco degli OM italiani ne venni anch’io
a conoscenza. Tutti sanno che il Governo dell’epoca non tollerava che
privati cittadini possedessero trasmettitori, e quando l’elenco cadde
non si sa come in mano alla Milizia Fascista, tutti i nominativi furono
rintracciati, interrogati, diffidati e fu loro sequestrato tutto il materiale.
Si chiudeva così un’epoca.
Giuseppe Gavazzi ex RAL ed I1AEL
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