Sperimentazione autodidattica a sette anni
Mi presento: Mario Bucciantini, radioamatore con nominativo I 5 ESR. La prima Licenza provvisoria per l'esercizio di Stazione di radioamatore è datata febbraio 1949. La passione per le radio ricezioni e trasmissioni era nata molti anni prima, direi fin dall'infanzia. In queste note che scriverò un po' alla buona cercherò di raccontare come anche con pochi mezzi si possa riuscire a costruire degli apparati semplici e funzionali quando la volontà e la passione ci stimolano ad ottenere con prove e riprove a non finire, risultati positivi.
Inizierò dai primi esperimenti, descrivendone alcuni e dai primi ascolti di radioamatori prima, dai primi collegamenti e conoscenza di OM poi. Sono nato nel novembre del 1929. Ricordo la prima prova di accensione di una lampadina da lumino votivo che si trovava in una vetrina in una stanza al primo piano di casa mia, eravamo nell'anno 1936. Oltre alla lampadina mi occorreva anche del "filo". In quel tempo per me qualsiasi tipo sarebbe andato bene. Difatti trovai un gomitolo di spago nella scatola in un cassetto della madia e ne tagliai qualche metro. Con questo pensai di avere tutto il necessario per l'esperimento, questo ebbe luogo una mattina quando i miei genitori erano momentaneamente assenti. Salii le scale e con grande emozione collegai lo spago, dopo essere salito sul tavolo, alla filettatura della lampada che cadeva al centro dello stesso, sorretta da filo a treccia isolato in gomma e cotone. Il più era fatto! Non rimaneva ora che da collegare l'altra estremità del filo alla lampadina votiva e vederla cosi illuminarsi con l'energia elettrica che attraverso lo spago da me collegato, avrebbe fornito questo fluido misterioso! Ma quale fu la mia delusione a collegamento avvenuto, non riesco a descriverla! La lampadina votiva non voleva illuminarsi per nessuna ragione! Provai a stringere più forte lo spago, ma niente! A farmi desistere dal continuare l'esperimento furono le voci dei miei genitori che stavano rincasando. Svelto svelto smontai tutto e mi ritirai in buon ordine.
Ho raccontato volentieri questo fatto perché mi è rimasto bene in mente. Anche dopo, quando invece di usare dello spago usavo del filo conduttore di elettricità con risultati ancora negativi non mi perdevo mai di coraggio, pensando che prima o poi sarei riuscito ad ottenere qualche funzionalità. Difatti, ricordo che dopo qualche mese riuscii a fare accendere una lampadina e anche a spengerla con un interruttore. Vicino a casa mia stavano rifacendo l'impianto dell'illuminazione. Il vecchio impianto usava filo a treccia cotone-gomma fissato sull'esterno del muro con isolatori di porcellana. I quel tempo gli abitanti dei rioni e dei paesi formavano quasi una grande famiglia.
Quando qualsiasi abitante aveva qualche passione per lavori o divertimenti vari, ciò era risaputo da tutti e in particolar modo se si trattava di un ragazzo o di una ragazza. Fu così che il vecchio impianto della "luce" completo di interruttori, perette e portalampada nonché di fili fu regalato a me. Non posso descrivere la mia gioia! Finalmente avrei potuto fare gli esperimenti con del materiale "vero!" Naturalmente preferii sperimentare con una pila per evitare contrasti con i genitori e in particolare con mio padre che non vedeva di buon occhio i miei esperimenti. Mia madre comprò una pila a 4,5 V. e con questa iniziai le prove. Collegai in parallelo, lampadina, pila e interruttore. Ebbi la soddisfazione di accendere e spegnere la lampadina con il primo impianto funzionale fatto da me ! Però man mano che accendevo e in particolare spegnevo, la lampadina faceva sempre meno luce. Cosa strana per me la pila riscaldava, che sarà, che non sarà, finalmente dopo aver scaricato un certo numero di pile che mia madre acquistava all'insaputa di mio padre riuscii a comprendere come l'impianto doveva essere fatto, cioè mettendo l'interruttore in serie e non in parallelo alla lampadina! In quel tempo le possibilità della mia famiglia erano molto ristrette e di conseguenza non potevamo spendere dei soldi per i "divertimenti".
Mio padre era un artigiano, fabbricava zoccoli di vari tipi ed io al ritorno dalla scuola elementare lo aiutavo ad "imbullettarli" . Mettevamo i nostri prodotti in vendita anche sul banco in piazza del Duomo al mercoledì e al sabato. Anch' io andavo in piazza del mercato. Non lontano dal nostro c'era allora un banco dove vendevano libri usati. Un mercoledì tra i vari libri ci trovai anche dei fascicoli rilegati de "la Radio per tutti", riuscii a raccapezzare 2 lire e lo comprai. Da quel momento incominciai a fantasticare leggendo gli articoli per me incomprensibili. Da notare che questi fascicoli erano piuttosto vecchi anche per l'anno in cui li comprai (1939). Descrivevano i primi ricevitori a reazione e anche supereterodina usando triodi ad accensione diretta (tipo A 409 o similari) vi erano descritti anche trasmettitori dell'epoca, a valvole e a scintilla utilizzanti il Rocchetto di Ruhmkorff
In quel tempo cominciai a sentir parlare dei radioamatori, e questo perché alla Chiesa Nuova (a circa 1/2 Km. da casa mia) abitava Peppino Gavazzi, (un figlio del nostro medico condotto) che montava radiotrasmettitori e faceva collegamenti anche se in quell'epoca era proibito dalle leggi fasciste. Vicino a Peppino abitava anche Nardino Vannucci anche lui appassionato di radio. Era noto anche Ulisse Venturi il quale aveva una fabbrica di tubi metallici flessibili in fondo alla camionabile. C'erano senz’ altro altri radio appassionati che però in quel tempo non ho sentito nominare. Le persone della borgata raccontavano di cose "strane" in casa di Peppino Gavazzi che io con grande fantasia immaginavo appartenessero quasi alle avventure di Gordon Flash che leggevo con grande soddisfazione (Sì parlava di collegamenti interplanetari, di grandi teleschermi e varie) In casa di Peppino invece si raccontava che accensioni di lampade "grosse. così" e si faceva con la mano la grande dimensione, semplicemente avvicinandole a dei tubi a spirale. Questi racconti contribuivano sempre più a farmi fantasticare.
Leggevo e rileggevo i fascicoli usati de "La Radio per tutti" e in particolare un articolo riguardante il rocchetto di Ruhmkorff pensavo: questo forse potrei costruirlo da me, il rocchetto ce l'ho (pensando ad un rocchetto di legno vuoto dove era avvolto il filo della macchina da cucire); il filo per il primario pure, pensando di utilizzare il conduttore per impianti elettrici regalatomi, il filo di ferro per il nucleo non mi mancava, avrei dovuto solo comperare il filo per il secondario. Questo cercherò di comperarlo chiedendo qualche lira ai miei genitori. Difatti così feci. Sulla rivista c’era scritto che per il secondario occorrevano un numero di spire elevato e di diametro molto sottile. Partii deciso e andai in via Pietro Bozzi al negozio di Giuseppe Corti dove al banco c'era la sua mamma. Cosa vuoi ragazzo? Mi chiese. Vorrei del filo di rame smaltato sottile sottile. Quanto ne vuoi? Prima di chiederne la quantità domandai timidamente: quanto costa al metro? Avuta la risposta approssimata e facendo i conti con i denari che avevo in tasca, risposi: me ne dia cinque metri. Tornato a casa iniziai la "costruzione" del rocchetto di Ruhmkorff che completai in breve tempo avvolgendo come primario uno strato di filo da impianti e come secondario i cinque metri di filo smaltato. Aggiunsi nel foro del rocchetto il filo di ferro e utilizzando una pila a 4,5 V. la collegai al primario con la certezza e la paura che lunghe scintille si sprigionassero dal secondario! Ma prova e riprova nemmeno un accenno di scintilla allietò la mia vista!
Anche questa volta non mi persi d'animo pensando che prima o poi qualche risultato positivo avrebbe compensato i miei sforzi! In seguito volli provare a costruire un trasformatore per ottenere una bassa tensione sul secondario. Ne smontai uno vecchio che mi era stato regalato e utilizzando del filo smaltato recuperato mi accinsi ad avvolgere un numero imprecisato di spire per il primario ed un altrettanto numero per il secondario. Per evitare che la matassa alquanto lenta si spostasse, comperai la colla di pesce da falegnami di quella a tavolette che si scioglie nell'acqua bollente e dopo averla preparata ci immersi l'avvolgimento. Avevo fretta di provarlo e prima che la colla asciugasse mi accinsi ad inserirlo nella rete a 160 V. C'era anche il nucleo di ferro da inserire, però pensando che servisse a poco evitai di perdere tempo per anticipare la prova. Inserii il primario nella rete e non vi dico cosa successe. Un fumaccio puzzolente di colla si sprigionò da quell'oggetto e inoltre prese anche fuoco! Lo spensi dopo aver disinseriti i fili di collegamento e di questa prova rimasi ancora più deluso delle altre! Inoltre era saltata anche la "tabacchiera"e con una certa titubanza tolsi il coperchio e sostituii il fusibile ( che si limitava ad un filino di piombo) perché i miei genitori non si accorgessero di niente, dal momento che poteva mancare la "luce" questa volta cominciai a pensare di rendermi maggiormente conto di ciò che volevo sperimentare con il rischio di ottenere altrimenti sempre risultati negativi.
Eravamo allora alla vigilia della triste guerra che tanti lutti e rovine ha lasciato in buona parte del mondo. Avrei voluto possedere un radio ricevitore per ascoltare le varie stazioni, ma allora ciò era pressoché impossibile perché costava troppi soldi e non potevamo permettercelo. Il mio Povero Zio Adriano aveva un ricevitore a galena e quando andavo a trovarlo passavo tutto il tempo ad ascoltare la trasmissione con la cuffia con grande soddisfazione, anche se la ricezione era piuttosto debole, ma quale fascino sentire con un filo attaccato alla rete del letto ed un altro alla terra le voci ed i suoni trasmessi da tanta distanza!
Mi prefissi di comperare almeno questo economico tipo di ricevitore e finalmente dopo due anni riuscii a farcela!
Eravamo nell’anno 1941 verso settembre, quando un pomeriggio, insieme all’ amico Vincenzo Palandri (ora I5VPV) che abita da sempre vicino a casa mia (abbiamo un muro in comune) andammo in città, via Cino 4 da Radio Stilli dove comprai questo misterioso e fascinoso apparecchio! Ricordo che lo pagai 100 lire e mi fu consegnato da Carlo Andrei per un periodo titolare della G.B.C. di Firenze e in quel tempo Socio di Stilli. Mi disse: ricordati di togliere questo ferretto di sopra al magnete della cuffia, sennò "la un sona!" Con l'amico Vincenzo abbiamo ricordato tante volte questo particolare! Ricordo con quale soddisfazione ascoltai per la prima volta le trasmissioni con un apparecchio di mia proprietà! Lo tenevo sul comodino e ascoltavo a letto, fino al termine delle trasmissioni. Qualche volta mi svegliavo la mattina con la cuffia agIi orecchi, perché il sonno aveva avuto il sopravvento.
In quel tempo o poco dopo, la "MARCONI" sfollò da Genova almeno in parte con la fabbrica di apparecchi militari radio trasmittenti e riceventi a Pistoia. I Capannoni si trovavano press' a poco dov’e’ ora la COOP, in fondo al viale Adua. Alcuni tecnici seguirono la Ditta e due di loro trovarono residenza provvisoria in casa Bartoletti, in via Molino di Gora. I BartolettI mi conoscevano molto bene e parlarono a loro della mia passione per la radio. Dopo il lavoro presso la fabbrica, riparavano apparecchi radio a casa ed io andavo alcune volte alla settimana a vedere il procedimento, ma non avendo delle basi stentavo a capire anche perché essi non avevano tempo di insegnarmi. Ricordo che portavo loro delle sigarette che ritirava mio padre con la tessera e ma non era fumatore. Questi tecnici mi regalarono alcune valvole molto vecchie, dei condensatori variabili, resistenze e altri componenti che per me furono considerati come cimeli. Finalmente potevo iniziare veramente dei montaggi funzionali con dei componenti attivi!
Oltre a loro lavorava alla Marconi un mio amico più anziano di me di due anni al quale regalarono alcune valvole e altri componenti, sempre di tipo molto vecchio e lui le regalò a me con mia grande soddisfazione. .Avevo finalmente una scorta con la quale avrei costruito chissà quanti apparecchi! Prima di tutto però dovevo capire almeno un poco il funzionamento, altrimenti i risultati sarebbero stati sempre negativi. Prima di passare alle costruzioni radio volli provare anche come funzionava il telefono fra due punti.
Avevo letto che Meucci aveva inventato il telefono che consisteva in un magnete piegato ad U dove erano avvolte due matassine di filo sottile di rame. Una membrana di ferro dolce era sistemata vicinissima al magnete. Il tutto era sistemato in un contenitore. I terminali delle matassine uscivano sull’esterno. Due uguali dl questi erano collegati insieme con fili conduttori. Parlando vicino alla membrana le vibrazioni sonore determinavano delle variazioni che si trasformavano in corrente elettrica, che all’altro terminale facevano vibrare la membrana che riproduceva le parole. Avevo già il materiale per portare a termine questa prova: la cuffia del ricevitore a galena! Staccai i due auricolari e li collegai fra di loro con del filo. Ne avvicinai uno ad un orecchio e parlai nell’altro senza apparentemente sentire la mia voce perché, certamente era molto più forte direttamente che non tramite la cuffia. Prova e riprova avvicinai l'auricolare che fungeva da microfono ad un trasformatorino di un lumino votivo e ascoltai nell'altro il ronzio dell'alternata. Funziona! Dissi e tutto contento mi apprestai a fare una prova con una linea più lunga e con un’altra persona al terminale. L'altra persona era Vincenzo e subito gli comunicai la mia idea alla quale aderì di buon grado. Comperai del filo sottile di ferro zincato (da qualche parte avevo letto che le linee telegrafiche e telefoniche usavano questo conduttore) e stesi la linea che iniziava dalla mia camera e terminava nella stanza di Vincenzo dove si giocava il fiasco a carte.(Vincenzo aveva un negozio di generi alimentari, la mescita e l'appalto).Come isolatori usai delle piccole tavolette di legno e fissai tutto con dei chiodi al muro esterno tra le due finestre. La prova ebbe inizio, con esito positivo, anche se la voce giungeva molto debole usando lo stesso oggetto come microfono e auricolare.
Usammo per un certo tempo questo telefono finché mi venne in mente dl provare anche il collegamento con il telegrafo scrivente. Dove trovare, come costruire questi apparecchi? A risolvermi la situazione pensò Albo, l'amico che lavorava alla Marconi. Suo padre era falegname e aveva dl conseguenza tutta l'attrezzatura per il mestiere. Albo era molto ingegnoso e costruì telegrafi e tasti telegrafici di legno. L'elettrocalamita e l'ancoretta magnetica le costruii io e finalmente,dopo avere alla meno peggio imparato L’alfabeto Morse provammo anche il collegamento telegrafico con fili usando la stessa linea di filo di ferro zincato usata per il telefono. Lo spostamento della zona si faceva a mano girando il rocchetto di avvolgimento. Insomma, con una certa dose d’ immaginazione qualche punto e qualche linea venivano fuori e così anche il collegamento telegrafico con fili era stato sperimentato con risultati abbastanza positivi. Per eccitare l'elettrocalamita usammo un trasformatore da campanelli con uscita a 4-5 e 12 Volt. L'ancoretta vibrava alla frequenza di 50 Hz, ma a noi andava bene lo stesso!
Dopo questi "esperimenti " tornai alla radioricezione. Rimontai la cuffia poiché era l'unico trasduttore di suoni che possedessi e la ricollegai alla galena promettendomi di costruire un qualche radioricevitore utilizzando il materiale (valvole ecc. ) che mi era stato regalato. Ripresi a leggere i fascicoli de "La radio per tutti" cercando uno schema piuttosto semplice da realizzare. Prima di passare alla costruzione, volli disporre uno spazio esclusivamente "mio" dove potere studiare e lavorare. Dalla stanza dell'ultimo piano si entrava ad un pianerottolo di circa un metroquadro da dove si poteva montare sul tetto salendo su una scala con scalini di legno distanti uno dall'altro circa mezzo metro, costruita utilizzando le tavole del letto con materassi di cartocci di granturco della mia povera nonna. Costruii un piano ed una specie di scaffalatura sopra a questo. Inoltre feci anche l'impianto della corrente con lampada e prese sistemate su di una tavoletta movibile, in modo da nasconderla perché mio padre non la vedesse, almeno per un certo tempo in questo modo avevo anche il tetto in prossimità e così avrei potuto costruire anche delle antenne per la ricezione. Difatti tesi dei fili di rame usando alle estremità gli isolatori di porcellana per impianti elettrici che già possedevo. Le prove dell'antenna le feci prima di tutto con la galena.
Ricordo che qualche volta ricevevo anche Radio Londra quando trasmetteva in italiano. Ascoltavo con evanescenza, comunque quella ricezione allora proibita a causa della guerra mi entusiasmava ancora di più e certe sere, facevo le ore piccole per cercare di ascoltare in miglior forma variando le spire alla bobina e cercando cos'ì di sintonizzarmi meglio. Il tempo passava e la guerra faceva sempre più sentire i disagi e la fame in modo particolare. L'allarme suonava spesso e molte volte era più il tempo che passavamo nei campi che non in casa, in previsione di bombardamenti aerei. In ogni modo fu allora che iniziai la costruzione di un ricevitore a valvola bigriglia. Avevo un catalogo della casa editrice Hoepli e richiesi il " PRIMO AVVIAMENTO ALLA CONOSCENZA DELLA RADIO" di Ravalico. Ricordo che allora il libro costava 20 lire. Aspettai l'arrivo di questo libro con ansia e tutte le mattine attendevo il postino, il povero Moncini, per vedere se questo desiderato pacchetto fosse arrivato. Finalmente dopo 25 giorni ebbi la soddisfazione della consegna e con grande gioia passavo il mio tempo libero nello stanzino leggendo i vari articoli spiegati in una maniera piana e semplice e iniziando finalmente la costruzione del ricevitore a valvola bigriglia. Ricordo la costruzione della bobina su supporto di cartone bakelizzato, l'avvolgimento di reazione con possibile inversione dei terminali se non avesse funzionato e tutto il resto. Il ricevitore venne completato. Le mie cognizioni comunque erano sempre scarse e per la prova invece di usare delle pile per l’accensione e per l’anodica (servivano 4Volt per l’accensione e 12 per l’anodica usai il trasformatore da campanelli che appunto, sul secondario, aveva queste tensioni di uscita. Collegando l’antenna ascoltavo la stazione locale piuttosto piano (la valvola fungeva da diodo rivelatore) e inoltre la ricezione era piuttosto ronzante. Allora non facevo differenza tra tensione continua e alternata! Leggendo e rileggendo il libro e i fascicoli, finalmente mi accorsi come stavano le cose e così alimentai il ricevitore a valvola bigriglia con la tensione continua. In questa maniera riuscii finalmente ad udire dei fischi all’inizio delle nuove prove, ruotando il condensatore variabile di sintonia. Mi ci volle un po’ di tempo per capire che il variabile di reazione doveva essere variato in maniera opportuna per ottenere la ricezione della stazioni e la massima sensibilità! Finalmente il primo ricevitore a valvola da me costruito funzionava!. Non posso descrivere la mia contentezza! Alla sera ascoltavo molte stazioni e il tempo mi passava in fretta. Purtroppo arrivammo anche al primo bombardamento di Pistoia, nell'autunno del 1943 e le cose precipitarono. Vincenzo sfollò a Iano, nella famiglia del fratello del nostro Parroco D. Berti. Io tutte le domeniche andavo a trovarlo in bicicletta, portandomi dietro quel poco da mangiare che la tessera annonaria mi consentiva. Ricordo però che la famiglia di Cecco, il fratello del parroco, immancabilmente mi faceva sedere a tavola con loro e almeno una volta la settimana potevo togliermi la fame! Erano contadini e il pane certamente non gli mancava. Il ricevitore a galena lo portai a lano stendemmo un filo tra i castagni e la ricezione era abbastanza buona. Il tempo passava, i bombardamenti continuavano, i tedeschi uccidevano e deportavano, distruggevano i raccolti, e facevano saltare in aria case e strade. Anche in Via Dalmazia dove abito ancora, furono fatte saltare molte case e distrutta la strada. Fortunatamente casa mia ,con poche altre, fu salva. Le macerie si fermarono a cinquanta metri da noi. Brutti tempi davvero quelli!. Eravamo nel 1944. Sopra le macerie di una casa accanto notai una calamita a ferro di cavallo, la raccolsi accorgendomi subito che era di un altoparlante elettromagnetico, mancante di supporto e del cono. Capii che sarebbe stato possibile ricostruire le parti mancanti, senza eccessive difficoltà. Cosa che feci, utilizzando del legno per il supporto e della carta da disegno per il cono. Questo è stato il primo altoparlante da me posseduto! Nel settembre del 1944 arrivarono in via Dalmazia i primi carri armati americani , per snidare gli ultimi tedeschi asserragliati al Villone Puccini
e che avevano ferito ed ucciso alcuni partigiani che dopo molto tempo tornavano alle loro famiglie a Gello, attraversando le macerie di Via Dalmazia. Ricordo che erano armati di moschetto e che erano stati sconsigliati di passare da quel punto. Purtroppo così non lo fecero ed ho sempre presente la faccia dell'unico che rimase illeso e lasciò il moschetto a casa mia. Un altro si trascinò a pochi metri da noi e fu raccolto ed adagiato su delle coperte, dove purtroppo morì poco dopo. Un altro ferito ad un braccio fu medicato e se là cavò senza conseguenze. Purtroppo uno dei suoi fratelli rimase ferito mortalmente tra le macerie sulla strada. In seguito a questo andai in bicicletta in Piazza Mazzini dove c'era il comando dei Partigiani comunicando quanto avvenuto.Poco dopo arrivarono i carri armati americani per cannoneggiare eventualmente il Villone Puccini. Fu detto loro che era un rifugio per persone anziane e così non venne cannoneggiato. Ricordo che insieme ai carri armati arrivò anche un piccolo aereo che si mise in collegamento radio con loro. Seguii questo collegamento radio con grande attenzione, era il primo al quale assistevo.
Finalmente terminò anche là triste guerra. Le truppe alleate rimasero per del tempo anche nella nostra zona. I miei esperimenti continuarono con maggiore entusiasmo, la preoccupazione dell'allarme aereo e dei bombardamenti era finalmente terminata! Potevamo pensare ora anche alla costruzione di piccoli trasmettitori, dal momento che essere scoperti non comportava più delle pene gravissime come in tempo di guerra! Eravamo nel 1945. Altri componenti mi furono regalati, perché vecchi. Ricordo un altoparlante a tromba, un altro elettromagnetico con supporto di bakelite e diametro di circa 40 cm., dei vecchi telefoni dei quali uno con disco combinatore, una valvola 6K7 che non avevo mai vista prima. Pensavo che fosse per trasmissione e quindi pensai di riservarla solo per questo scopo. Mi fu regalata anche una 80 raddrizzatrice e quando mi accorsi che non potevo scambiare il filamento con le placche era troppo tardi e così finì nel mondo dei più. Imparai anche che l’avvolgimento A.T. si poteva bruciare data la sua bassa corrente, considerando quella richiesta dal filamento. Trovandomi con del materiale e degli altoparlanti a disposizione progettai un ricevitore con più valvole.
Trovai lo schema sui fascicoli " La radio per tutti" e costruii un ricevitore a reazione con tre triodi ad accensione diretta. Alimentai questo ricevitore con delle pile che raccoglievo sulle macerie del casello della ferrovia in via Molini di Gora, dove i soldati alleati le buttavano sempre un po’ cariche. Il ricevitore funzionava discretamente con tutti e tre gli altoparlanti, l’elettromagnetico con il cono fatto da me, quello a tromba e l’elettromagnetico con supporto di bakelite. Un amico di allora che non ho più visto, perché si trasferì subito da Pistoia, un giorno mi portò un oggetto misterioso: una scatola metallica parallelopipeda grigioverde traforata dalle schegge. Mi disse che l’aveva trovata in un campo dove militari inglesi avevano sostato. Aprii i coperchi e mi accorsi che era un’ apparecchiatura rice-trasmittente.
Mi cadde subito l’occhio su un milliamperometro, lo guardai con attenzione era da 500 microamper f. s. L’"oggetto" mi fu regalato e non dico quanto fantasticai pensando come potevo farlo funzionare. Purtroppo le mie modeste cognizioni non mi permisero di "metterlo in moto" anche se ciò sarebbe stato possibile perché le schegge avevano solo forato e danneggiato il reparto pile. Andò a finire che smontai tutto, riproponendomi di riutilizzare i materiali per altre costruzioni. Difatti il microamperometro lo utilizzai per costruire un tester, il primo da me usato.
A questo scopo ordinai alla Hoepli anche il libro "Strumenti di Misura". Quale soddisfazione poter misurare le resistenze, leggere le tensioni e le correnti. Certamente, considerando tutto, le misure non saranno state molto precise comunque facilitarono molto le successive costruzioni. Le valvole ad accensione diretta le utilizzai per altre costruzioni di ricevitori a reazione. Montai anche i miei primi ricetrasmettitori utilizzando in trasmissione una valvola in circuito Hartley modulata con microfono a carbone in serie all’alimentazione anodica. Non ricordo su quale frequenza funzionasse comunque la massima distanza raggiunta si aggirava sui cento metri. All’altro apparecchio, per le prove, operavano Vincenzo o mio fratello Atto. Purtroppo non fu possibile con quei mezzi e quella esperienza effettuare collegamenti a maggiore distanza. Mi proposi che in seguito avrei provato ancora utilizzando la valvola 6K7 che pensavo, come già detto, fosse adatta alla trasmissione. Le valvole ad accensione diretta ad una ad una andarono a finire nel mondo dei più, perché prima o poi succedeva durante le innumerevoli prove, di scambiare la bassa tensione con l'alta bruciando il filamenti. Trovai altre valvole: una EL 6 , una 6C5 e una 6V6. Utilizzando la 6C5 come rivelatrice in reazione e la 6V6 come finale di B. F. realizzai un ricevitore per le onde medie utilizzando l'80 come raddrizzatrice. In questo modo ascoltavo le stazioni a volume molto alto. Volli in seguito utilizzare i telefoni che da tempo mi avevano regalato. Disponevo anche di molti metri di filo che i militari usavano per stendere le linee telefoniche. Era formato da treccia di acciaio con pochi fili di rame o alluminio insieme. La prima linea la stesi tra il mio "stanzino " e la camera di Vincenzo e in questo modo potevo fargli ascoltare la radio ritrasmettendo con il microfono del telefono appoggiato all'altoparlante. Certamente la ricezione non era di alta qualità, ma a quei tempi, sembrava di ascoltare divinamente. In seguito collegai i telefoni anche a Paolo Alderigi, Lorelay e Franca, sempre con lo stesso sistema. Le loro abitazioni erano attigue alla mia, a contatto di muro. Avevano anche la possibilità di chiamarmi, pressando un bottone.
Ricordo che alla Franca sistemai il telefono con disco combinatore per riconoscere la sua chiamata (come sui moderni telefonini). Questo perché a quei tempi avevo un certo debole per lei. Nello stanzino, intanto, avevo sistemato un commutatore per avere la possibilità di inserire le linee indipendenti o in parallelo. La sera ascoltavamo la radio in questo modo. Ricordo "Botta e risposta" condotta da Silvio Gigli, le commedie, le musiche del mattino, ecc. In quel tempo tutto questo era di grande soddisfazione perché usciti da poco dalla guerra potevamo trovare, anche nelle cose più semplici e genuine, il più grande divertimento. Ricordo il giorno che Piero Calvani tornò dalla prigionia in Germania, fu preparata una specie di varietà con canzoni e battute varie. Una sera in una stanza del Parroco dove c'era un pianoforte venne " trasmesso" in diretta tramite il microfono a carbone (autocostruito per l'occasione, realizzato con gesso per sformare, due carboncini da pile a 4,5 V. e della polvere di carbone ottenuta tritando altri carboncini simili ). L'amplificatore era la bassa frequenza della radio e gli altoparlanti i miei tre. Il varietà era preparato e trasmesso dai giovani più adulti della Chiesa Nuova. Naturalmente la "trasmissione" avvenne via filo. Gli altoparlanti vennero sistemati alla finestra della stanza e gli abitanti della Chiesa Nuova la seguirono dall'esterno, nel piazzale. Pur essendo realizzata in maniera semplicistica, riuscì bene, abbastanza divertente.
In seguito modificai il ricevitore a reazione per poter ricevere anche le onde corte. Aggiunsi dei gruppi di bobine inseribili tramite commutatore. Ricordo che il commutatore lo comprai da Panerai, quando aveva il magazzino in Piazza dello Spirito Santo. Mi è rimasto bene in mente perché lo pagai 400 lire, una cifra abbastanza alta per allora. Eravamo nell'anno 1947. In aprile morì mio padre e per tirare avanti la barca continuai il suo i mestiere. Il ricevitore lo tenevo in bottega ascoltando canzoni e trasmissioni varie. Ogni tanto lo commutavo anche sulle onde corte e fu proprio sulla gamma dei 40 metri che ascoltai il primo radioamatore con un mio ricevitore. Da quel momento la mia, passione per la radio decuplicò e volli costruire un trasmettitore per potermi mettere in contatto con questo radioamatore, era pistoiese e il suo nominativo era I 1 AFK. Raccontare tutta la storia per arrivare a farsi dare l'OK sarebbe troppo lunga. Mi ero prefisso di collegarlo via radio prima di andare a fare la sua conoscenza di persona, anche se riuscii poco dopo a sapere dove abitava. Era l'amico Maurizio Giannini e abitava in via Policarpo Petrocchi con ingresso dell’abitazione anche da via A. Tigri di fronte a questo ingresso abitava un amico che conoscevo da tempo e fu proprio lui a darmene informazione. Comunque voglio raccontare una parte delle prove fatte per poterlo collegare.
Il trasmettitore lo montai con la valvola 6K7 modulata in Heising dalla valvola EL6. Il microfono era a carbone. La sondospira sì accendeva, ma non riuscivo a farmi dare l'OK. La ragione era che sul ricevitore a reazione ascoltavo molti eterodinaggi quando variavo la frequenza del trasmettitore, facendo isoonda e non riuscivo a trovare quello giusto. Pensavo dipendesse dall'antenna, così ne provai a costruirne di ogni specie: verticali, orizzontali, oblique e di tutte le lunghezze . Trasferii anche il ricetrasmettitore dall'amico Ivan Fioretti che abitava in via della Chiesa Nuova e aveva un maggiore spazio per le antenne, ma niente da fare: I1AFK mi ignorò a lungo, finché arrivò il fatidico giorno. Alla mia chiamata: Attenzione I1AFK ! Qui un nuovo radioamatore ti sta chiamando! Ascoltai la tanto attesa risposta: Attenzione al nuovo radioamatore! Attendi che abbia terminato il QSO che dopo trasmetterò per te! Ripensandoci, ora sono emozionato come allora e rivivo quel momento come non fossero passati tanti anni. Immediatamente scesi le scale a corsa e comunicai a Vincenzo l’avvenimento e ritornai subito nello stanzino ad attendere la chiamata di I1AFK che arrivò poco dopo: Attenzione nuovo radioamatore! riprendi il microfono e trasmetti che ti passerò i controlli. Prego anche l’amico i1DRD di provare ad ascoltarlo! Non posso descrivere con quale entusiasmo mi accinsi a parlare per la prima volta via radio con degli OM! Certamente non mi mancava il micropanico, in ogni modo ebbi la soddisfazione di essere ascoltato, se pure con segnale debole, da i1DRD l’amico Renato che trasmetteva da Signa, oltre naturalmente da I1AFK del mio stesso QTH. Facemmo alcuni passaggi di microfono e I1AFK mi invitò a conoscersi personalmente nel pomeriggio alle ore 14 in Via Santa dove aveva allora la falegnameria. Al che accettai con grandissima soddisfazione ed emozione perché ero suggestionato all’idea che finalmente potevo stringere la mano ad una persona considerata irraggiungibile per quanti tentativi occorsi per collegarlo.
Nel pomeriggio io e Vincenzo partimmo ed attendemmo davanti alla porta della falegnameria. Dopo poco venne fuori una persona che indossava una spolverina ed aveva una tavola sottobraccio. Stavo per chiedere di Maurizio Giannini, ma questa persona mi disse subito: Ah sei in nuovo radioamatore? Ah-Ah-Ah-! Piacere di conoscerti! Ci stringemmo la mano dopodiché passai a presentargli Vincenzo. Mi invitò per la sera al termine del lavoro, a fargli visita alla sua stazione, al che io accettai di buon grado. Ebbi così l’occasione di vedere per la prima volta un insieme d’apparati per me fantastici, essendo abituato a cose ben più modeste, ricavando da quella visita grandissima soddisfazione. Il trasmettitore era montato su un rack a vari piani più alto di un metro e mezzo, largo circa 80 cm. e profondo circa 50. Che differenza rispetto al mio! L’osservai quasi con religiosità: al primo ripiano erano montati gli alimentatori, al secondo il modulatore ed al terzo, quello in alto, la sezione di alta frequenza. Questa sezione era composta dal V.F.O. , dagli stadi separatorie e dal finale che, se ricordo bene, montava la valvola RS 391
Telefunken. I pannelli frontali erano forniti di strumenti per misurare le correnti di placca ed il negativo di griglia, di manopole graduate per avere immediata visione dei punti vicini all’accordo. Mi fece assistere ad una chiamata generale con risposta e QSO. Ricordo il rumore del trasformatore di modulazione nel momento che parlava al microfono. L’amplificatore di B.F. aveva la potenza di oltre cento Watt ed il trasformatore autocostruito aveva i lamierini non perfettamente serrati. Era un rumore comunque piacevole perché rivelava il funzionamento del modulatore.
Da quel momento entrai a far parte della famiglia dei radioamatori. Maurizio mi regalò una valvola 807 Fivre ed altri componenti. Mi insegnò a costruire i trasformatori di alimentazione. con relativa formula, mi regalò anche dei pacchi lamellari con i quali realizzai i trasformatori di alimentazione e l’impedenza di modulazione del trasmettitore che costruii poco dopo, mi regalò un libro dove si insegnava a costruire l’apparecchio radio supereterodina dove c’erano anche i dati per la costruzione del gruppo di alta frequenza su varie gamme d'onda.
Un cliente di S. Giorgio, il Corsini, mi disse che nei suoi campi aveva trovato delle apparecchiature strane e che me le avrebbe date se fossi andato a casa sua. Io non persi tempo, chiamai Vincenzo ed inforcata la bicicletta, andammo entrambi veloci a vedere di cosa si trattava. Arrivati colà vedemmo che si trattava di una intelaiatura che conteneva un grosso condensatore variabile, dei commutatori molto robusti e altri componenti. Era una parte di un trasmettitore di un’apparecchiatura della Marconi. C’era inoltre anche un telaio di ferro verniciato di verde piuttosto grande, appartenente ad un ricevitore supereterodina. Ricordo delle scritte in francese. Caricai il tutto sul porta-bagagli della bicicletta e mi apprestai ad utilizzare questo materiale per la costruzione del trasmettitore che mi avrebbe permesso di collegarmi con tanti radioamatori.
Oltre al trasmettitore volli costruire anche il ricevitore supereterodina riferendomi alle descrizioni del libro che mi aveva regalato Maurizio. Prima di iniziare le costruzioni richiesi al ministero delle Poste e Telecomunicazioni la licenza provvisoria per l'esercizio di stazione di radioamatore inviando tutto il necessario come da indicazioni di Maurizio. Eravamo nella primavera del l948. Con grande entusiasmo mi accinsi alla costruzione della mia stazione ricetrasmittente. Cominciai dal ricevitore Ecco come era composto: Utilizzai il telaio francese trovato, montai sul telaio le Medie Frequenze ricavate dal ricetrasmettitore che i Militari alleati avevano lasciato in un campo e che mi era stato regalato da un amico nel 1945, costruii il gruppo di Alta Frequenza a varie gamme con i dati ricavati dal libro, usando un commutatore tolto dall' intelaiatura Marconi, e montai le seguenti valvole: Una 6A8 come convertitrice di frequenza, una 6K7 come amplificatrice di Media Frequenza, una 6Q7 come rivelatrice C.A.V. e preamplificatrice di B. F., una 6V6 come finale.Terminata la costruzione venne la prova che alla prima risultò buona a metà. Difatti funzionava solo la bassa frequenza, la media frequenza e la rivelazione.(provata collegando l’antenna con una capacità sulla griglia controllo della 6A8, ma non funzionava la conversione di frequenza. Pensai dipendesse dalla sezione dell'oscillatore locale e difatti era così. Aggiunsi una valvola 6C5 con una prolunga del telaio e la feci lavorare al posto della sezione oscillatrice della 6A8, Finalmente il ricevitore funzionò! Riuscii a tararlo usando una debole stazione (al posto del generatore che non avevo) iniziando dalla seconda media frequenza come regola. Dopo la taratura della media frequenza, cercai una stazione di radioamatore sui 40 metri e trovatala tarai i compensatori per la massima sensibilità. Aggiunsi anche uno stadio amplificatore di alta frequenza con sintonia separata montato su altro telaietto. Data la difficoltà di sintonia per le onde corte (avevo usato un variabile di capacità elevata) collegai in parallelo un variabile di circa 10 pF e in questo modo la sintonia risultò molto più agevole. Anche questo condensatore lo sistemai con una squadretta al telaio principale.
Ora il ricevitore era pronto per l'uso, a questo punto con grande volontà ed entusiasmo iniziai la costruzione del trasmettitore. Utilizzai per questo la parte dell' apparecchiatura Marconi trovata dal Corsinì di S.Giorgio suddividendola in due piani e a sua volta, il piano inferiore in altri due affiancati. Di questa apparecchiatura utilizzai il variabile e aggiunsi il resto. Questo per la parte riguardante l'Alta frequenza. Il modulatore lo montai su di un altro telaio e così pure gli alimentatori. Modulatore ed alimentatori li sistemai su di un piano sotto a quello ad altezza dl tavolo e per il cambio ricezione -trasmissione utilizzai un commutatore a tre vie due posizioni, piuttosto solido, tolto dal telaio Marconi e sistemato sulla sinistra del piano. Ecco descritte le condizioni di lavoro risultanti da quest' insieme sparso: trasmettitore autocostruito comprendente una valvola 6V6 in circuito ECO. Una 6L6 separatrice ed una 807 finale. Modulatore sistema Heising con valvole 6C5, 6J7 e EL6. Microfono a carbone. Alimentatori auto costruiti compresi i trasformatori di cui uno per alimentare pilota e separatore e l’altro per finale e modulatore. Valvole raddrizzatrici utilizzate: 5Y3 e 5U4 Ricordo che la bobina dello stadio finale la costruii utilizzando del tubetto di rame che forse un tempo era servito come serpentina di raffreddamento per ottenere della grappa con sistema casalingo!
73! Mario i5esr.