Da una gita a Prato del 1952.

Prologo 

Sono felice di far seguire al mio preambolo il racconto del fraterno amico Mario I5ESR. Quando l’ho letto, mi ci sono pienamente identificato, perché da ragazzo sono stato come lui un autodidatta. Egli ha qualche anno più di me, ma l'epoca è la stessa, pure i libri, gli esperimenti e le disavventure si assomigliano. Anch'io da bambino ho molto "sperimentato", ripensandoci ora con quattro nipotini, immagino un 6 di gennaio sul tetto di casa mia ed il trenino che dice alla Befana : Tanto non sarà contento ....finché non mi avrà smontato!...

L'epoca alla quale ci si riferisce e' quella a cavallo degli anni trenta e quaranta, quando tutti avevano sentito parlare della Radio, ma pochi l'avevano ascoltata ed anche l’energia elettrica non era ancora in tutte le case della periferia. Inimmaginabile situazione per gli adolescenti di oggi. Allora risentivamo della mancanza di quasi tutto, poi si aggiunse la guerra e non rimase che la fantasia per sognare le belle cose, tanto che finita la guerra al ritorno di poche riviste e qualche giornaletto diventammo assidui lettori assetati di tutte le novità, comprese le scientifiche. L'entusiasmo per la costruzione della galena nel 1943 mi era come entrato nel sangue e continuai anche con improduttivi sforzi a lavorarci fino a riuscire nell'impresa di costruirmi un ricevitore. Un giorno del 1948, durante la ricezione di un solito apparecchio radio a reazione per onde corte, ascoltai un segnale molto forte, voce bellissima, un bel chiacchierone e molto simpatico, era lui! I1ESR. Anch'egli a mia insaputa era a quel tempo pirata, perché trasmetteva col nominativo I1ERJ passando come indirizzo solo la città ed il nome. ( d’accordo con Maurizio I1AFK del quale ingiustamente io temevo l’eventuale denuncia…)

Mario era spesso "in aria" ed io seguendo i suoi QSO immaginavo di collegarmi con lui ed i relativi corrispondenti. "Usciva" sempre in maniera fantastica, tanto che ormai me lo pensavo ad una consolle con un microfono ultramoderno a nastro, davanti a tanti apparati, come un principe di qualche pianeta venuto con Flash Gordon (primo fumetto di fantascienza). Non ricordo se ho provato a chiamarlo, ma una cosa è certa, abbiamo fatto QSO solo dopo che conobbi I1AFK e insieme a Carlino I1APK andammo a trovarlo in bicicletta alla Chiesa Nuova. Fu una giornata di sole e per me una delle più entusiasmanti della mia vita. Dopo aver covato per tanto tempo questa mia passione senza aver mai visto un trasmettitore e conosciuto un Dilettante, finalmente n’avevo conosciuti tre quasi sulla porta di casa.

La mia assurda idea di essere riconosciuto e denunciato come pirata, (mancavano due anni per chiedere la licenza), mi aveva ritardato l’utilizzo delle esperienze dei miei nuovi amici, loro mi avrebbero certamente dato una mano anche prima. Ognuno aveva le sue vedute ed il proprio modo di costruire le apparecchiature. A mio giudizio ognuno portava un po’ del suo quotidiano lavoro nella costruzione delle apparecchiature radio.

Conobbi per primo Maurizio i1AFK maestro, figlio di industriale falegname, usava li legno per tutto ciò che poteva esser fatto di legno e mostrava le sue possibilità economiche con ricevitori professionali e potenti apparecchiature ( P.P. di 813 mod. da P.P. di 211)                                                    tenuti in una stanza all’ultimo piano della palazzina da dove entrava nelle soffitte, una delle quali conteneva un "lettino "di legno con tutti gli alimentatori del trasmettitore e il trasformatore di modulazione che cantava come un altoparlante, tanto che doveva chiudere la porta. Al rumore della modulazione si aggiungeva quello delle impedenze di filtro del filtro induttivo, il bagliore prodotto dalle quattro raddrizzatrici a vapore di mercurio (866)

 rendevano l’idea della potenza che sarebbe uscita dall’antenna rotativa per i 20 metri, anch’essa su un sostegno-telaio di legno, da Maurizio denominato "letto". Questa "Amateur Radio Station" mi fece grande impressione e mi mise un poco in soggezione anche se Maurizio era una disponibile ed ottima persona. Le condizioni di lavoro che trovai io rispetto a quelle che descriverà Mario, erano state nel frattempo potenziate.

Poi conobbi Carlino I1APK geometra, il locale dove era sistemata la stazione era il medesimo essendo una palazzina identica a quella di Maurizio a pochi metri di distanza. Trovai le apparecchiature meno potenti, ma costruite con gran maestria e precisione da dover ammirare ogni particolare per com’era squadrato, piegato, rifinito, pulito e sistemato. Il funzionamento era perfetto ed anche se i componenti usati erano modesti, essi acquistavano ai miei occhi dignità, importanza e ammirazione, perché forse quello era il livello che avrei desiderato. In un secondo tempo pensando al suo convertitore autocostruito per i 10 metri, cercai di costruire il mio. Pochi ricevitori arrivavano a 30MHz (allora Mc/s) e con poca sensibilità. Un convertitore trasformava un ricevitore in onde corte, con una discreta frequenza intermedia, in un buon ricevitore per i 10 metri. Per le frequenze superiori ci arrangiavamo con i superreattivi fino a metà anni cinquanta e per me anche ora, perché ogni tanto ne rispolvero uno, l’ultimo, ovviamente a tubi è datato 2002

Il terzo ad essere conosciuto fu proprio Mario I1ESR, anch’egli residente in una casa propria e quindi non dovendo chiedere permessi, si era stabilito come gli altri ad un palmo dal cielo, in un soprascala con le apparecchiature su mensole con evidenti colpi di genio per le più soluzioni trovate nella sistemazione di componenti eterogenei . Ricordo il commutatore d’antenna manuale era sulla sinistra dell’operatore e di lì il filo d’antenna si avviava verso la finestrina sul tetto e usciva nel cielo; il trasmettitore con bobinona sul banco con telaio a "giorno".Molte soluzioni un po’ precarie nella costruzione denotavano grande intelligenza, ma grande fretta nel volerle provare subito per poi pensarne un’altra. Un po’ come da me, anch’io poco ordinato, ma era lui che arrivava meglio di tutti e che io immaginavo come extraterrestre, quindi Da qui nacque la nostra fraterna amicizia ininterrotta, anche ora è il mio punto di riferimento per ogni mio esperimento, egli è quello che mi ha sopportato più di tutti durante la messa a punto degli apparati da me costruiti, contraccambiando quando lui aveva bisogno di me. Tuttora la cosa continua….E’ Mario che registrò la mia prima trasmissione (pirata) a transistor sui sei metri nel 1960, insomma penso di poter dire anche a suo nome: ci siamo tolte forse delle modeste, ma per noi belle, soddisfazioni . Anche se sembra ieri, sono passati 54 anni da allora ed per me, per quanto riguarda amicizie e passione per la radio, non è cambiato niente, e quindi mi sento sempre in forma per nuove avventure……

A proposito… il padre di Mario faceva le scarpe e quindi non mi meravigliai più di tanto, se sbirciando in un alimentatore del trasmettitore scorsi un trasformatore con isolamento in pelle marrone al posto del cartoncino. D'altronde anche un autotrasformatore da 2KV/A che uso tutt'ora, comprato da Maurizio (falegname) nel 1950 ha il cartoccio e le spallette di compensato marino...

Ora vi consiglio di scaricare il racconto di Mario, di leggerlo con calma e riflettere anche sulle vostre prime esperienze.

Gianfranco,    papakilopapa    

11 02 2003

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